«Ciò che è accaduto accadrà di nuovo»: le inderogabili stagioni del mito in Battlestar Galactica
Abstract
La serie televisiva Battlestar Galactica mescola svariate matrici mitiche, in una continua oscillazione fra cultura classica greco-latina, ebraismo e cristianesimo – dal motto che scandisce i momenti cruciali si può cogliere un’allusione al nocciolo stesso del mito: «Ciò che è accaduto accadrà nuovamente». È la formula distillata da una strategia che struttura la narrazione articolandola nelle stagioni di un tempo circolare, quello dell’eroe che risorge dalle sue ceneri ma anche quello della relazione fra uomo e macchina robotica, fra creatore e creatura, alternandosi periodicamente il ruolo del carnefice e quello della vittima: l’ineluttabile circuito della caduta e della rigenerazione cui gli antichi attribuivano il volto ineffabile del Fato. È vero che la narrazione fantascientifica d’ampio respiro, con il suo complesso sistema di personaggi che interagiscono fra loro secondo ruoli consolidati, funziona come un sistema mitico e produce i suoi riconoscibili attanti. Ma in questo caso si tratta di un mito che può funzionare a pieno regime proprio perché agisce all’incontrario, sovvertendo le premesse: se il racconto mitologico originariamente si sforzava di ricondurre l’inconoscibile, ciò che l’uomo non poteva spiegare, a una misura razionale e tollerabile, la fantascienza paradossalmente risolve il problema della relazione fra l’individuo e una realtà tecnologicamente evoluta cercando di reintrodurre l’imponderabile e l’indeterminabile entro una struttura razionale, certificata come misurabile dal linguaggio delle macchine e dunque apparentemente nota e prevedibile nei rapporti di forza.Downloads
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