Divagazioni intorno a un capolavoro della letteratura sarda: Il giorno del giudizio di Salvatore Satta
Abstract
Una rilettura del capolavoro di Salvatore Satta che mette in luce le strategie e gli snodi narratologicamente discriminanti: il piano delle 'interferenze' intertestuali, il quale pone in relazione umoristicamente la grande Storia europea e le piccole storie del borgo nuorese tra fine Ottocento e inizio Novecento; il percorso in cui è autobiograficamente impegnato l’autore: una catabasi senza possibilità d’anabasi; la costruzione dei personaggi, a partire certo dalla contrapposizione fra Don Sebastiano e Donna Vincenza: ma più in generale, conformandosi in un certo senso alla lezione dantesca, Satta preserva l'originalità di ogni singola figura che, emergendo dalla comunità cui appartiene indissolubilmente, si affaccia ora sulla pagina. Di ciascun personaggio esalta la vicenda individuale, lo sviluppo drammatico e irripetibile. Salvatore Satta è il loro «Dio ridicolo» perché, mentre li suscita e perfino li eterna, incarnandoli nella scrittura, pone fine al loro movimento, al circolo che imprigionava la loro esistenza. La scrittura li libera dal peccato e dalla legge, è il giudizio che finalmente si compie.
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