La televisione e la massificazione dell'ideale

  • Carolina Pernigo Università degli Studi di Verona
Parole chiave: televisione, Marshall McLuhan, deindividuazione, letteratura contemporanea,

Abstract

Acuto osservatore di una società sempre più tecnologizzata, Marshall McLuhan definiva la televisione come un medium freddo, in grado di impegnare completamente lo spettatore, coinvolgendone tutti i sensi. Se questo appare oggi un giudizio apparentemente sbilanciato (per molte famiglie la tv rimane sfondo consolatorio e rassicurante della vita di tutti i giorni), non si può negare che vi siano alcuni aspetti di grande attualità: la televisione cala il mito del cinematografo nella realtà quotidiana; offre al fruitore un’illusione di controllo tramite il dominio esercitato sul telecomando; propone sempre più occasioni di interazione e di partecipazione attiva attraverso lo sdoganamento di prodotti per propria natura incompleti, come serial, reality o talent show. Lo schermo televisivo offre il miraggio di un mondo a portata di mano e diventa il veicolo (nell’ottica di McLuhan il medium) più adatto alla massificazione degli ideali, rivelandosi di questo fenomeno ad un tempo causa e dimostrazione evidente. L’intervento si propone di esaminare alcuni scritti in cui questo aspetto emerge in modo sintomatico, mostrando un crescendo di invasività del mezzo nell’esistenza del pubblico: si partirà da un racconto di Mario Fortunato (“La televisione”, 1988) per arrivare a due romanzi più recenti, coevi e per molti versi affini, che saranno oggetto di un’indagine più approfondita, Fiona (2005) di Mauro Covacich e Acide Sulfurique (2005) di Amélie Nothomb. L’analisi tematica e comparata di questi testi permetterà di rilevare come, da semplice mediatore di relazioni sentimentali complesse e strumento per una comoda fuga dal reale, il televisore divenga promotore di un pensiero di massa che, oltre a disindividualizzare il soggetto, lo fa precipitare nell’abiezione senza che egli ne sia consapevole. Lo schermo televisivo cambia così forma: da finestra luminescente, varco ingannevole, ma sempre accessibile, su un esterno fittizio, si muta in specchio oscuro e inquietante della realtà contemporanea.

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Biografia autore

Carolina Pernigo, Università degli Studi di Verona

Con una tesi sul rapporto che lega ossessione e tecnologie, ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Letterature comparate presso la Scuola di dottorato di Studi Umanistici dell’Università di Verona. Ha pubblicato uno studio monografico sulla mitografia del Risorgimento italiano: Quattro Garibaldi in cerca d’autore (Scripta 2015). Tra gli ultimi articoli: C. Pernigo, "Tra corpo e ingranaggio. Interazioni psico-fisiche tra uomo e macchina in Dino Buzzati e Spike Jonze" (Contemporanea, 13, 2015); C. Pernigo, "L’ironia funzionale di Mark Twain: rileggere e contestualizzare 'The Private Life of Adam and Eve’” (Between, VI. 12, 2016).

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Pubblicato
2018-11-30
Come citare
Pernigo, C. (2018). La televisione e la massificazione dell’ideale. Between, 8(16). https://doi.org/10.13125/2039-6597/3345