Piccoli generatori di desiderio. Indagine sulla funzione meronimica degli oggetti nel cinema di Ivan Aleksandrovič Pyr’ev
Abstract
Partendo dal presupposto secondo cui gli «oggetti possono essere ritenuti responsabili e indicatori della costruzione del discorso culturale, della storia della quotidianità, della gestione delle emozioni» (Piretto, 2012: 10), nel presente studio si indagano le modalità di costruzione del desiderio all’interno del linguaggio pyr’eviano, con particolare riferimento al genere della commedia musicale kolchoziana. Più precisamente, attraverso l’analisi della relazione tra sguardo e tessuto filmico si vuole dimostrare la seguente tesi: in determinati contesti narrativi, il modus vivendi sovietico diventa estremamente desiderabile grazie alla visione di una figura autoritaria o di oggetti appartenenti alla sfera della quotidianità, vere e proprie incarnazioni di quel «radioso avvenire» (Piretto 2001) costantemente promesso, ma mai arrivato. Pertanto, sulla scorta dei più recenti studi in ambito culturale sovietico e delle cosiddette ‘gaze theories’, è sembrato opportuno procedere con l’analisi di film come Partijnyj Bilet (La tessera del Partito, 1936, 108’), pellicola consacrata al feticcio per eccellenza dell’ideologia sovietica, la tessera del Partito. Si passa poi ai musical ‘kolchoziani’, tra cui Svinarka i Pastuch (La guardiana dei porci e il pastore, 1941, 88’) e Kubanskie Kazaki (I cosacchi del Kuban, 1949, 111’), indubbiamente tra i lungometraggi in cui l’ideale di vita sovietica, giocato principalmente sui concetti di massima produttività e amore per la patria, viene rappresentato a tinte talmente vivaci e allegre da rischiare di diventare molto appetibile.
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