Lidia Sedda, Don Chisciotte nella Cultura russa (1720-1928)
Abstract
Tracciare i percorsi, a volte limpidi altre volte estremamente complessi, attraverso i quali il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes è penetrato nel mondo russo significa ripercorrere la storia di una cultura, quella russa, perennemente in bilico tra Occidente e Oriente. E infatti, la studiosa Lidia Sedda già nell’introduzione al suo saggio Don Chisciotte nella Cultura russa (1720-1928), ricorda come «l’Europa, sin dai tempi di Pietro il Grande, ha svolto una parte importante nell’indirizzare le riflessioni della classe dirigente e dell’intelligencija russa» (Sedda 2010: 9). Ma al tempo stesso il rapporto tra Russia ed Europa si è «sempre configurato come un rapporto critico, per sua natura dialogico» (ibid.: 9) e «il campo privilegiato nel quale si è svolto tale rapporto è stato prevalentemente quello letterario» (ibid.: 9). Ecco che allora l’autrice ripercorre con grande acribia filologica le dinamiche di ricezione del capolavoro di Cervantes nella Russia già seicentesca e poi man mano nel periodo che va dal XVIII al XX secolo.
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