Rappresentare il desiderio: la statua di Isotta nella Tavola Ritonda

  • Giulia Murgia Università degli Studi di Cagliari
Parole chiave: Tavola Ritonda, Isotta, Ékphrasis, Medioevo, desiderio

Abstract

Un desiderio relegato nei territori dell’indicibile troverà strade alternative per prendere la parola, anche se questo significa sottoporre il suo contenuto a un processo di metamorfosi in grado di renderlo irriconoscibile. Così come il lavoro onirico traduce i pensieri verbali in immagini, ciò che è indicibile può essere rappresentabile. È ciò che accade nella Tavola Ritonda, uno dei rimaneggiamenti italiani (inizio XIV sec.) del Tristan en prose, summa arturiana del XIII secolo. Tristano, divenuto l’infelice marito di Isotta dalle Bianche Mani, tenta di colmare l’assenza di Isotta la Bionda facendo realizzare una statua dell’amata. Il modello di questo episodio, assente nel Tristan en prose, è da rinvenire nella famosa scena della “Salle aux images”, della quale il testo toscano offre una rilettura “borghese” che trasforma la statua in un vero e proprio feticcio. Con il presente lavoro, che si servirà delle nozioni di Unheimliche e di Witz, si intende mostrare come il compilatore toscano incanali il ritorno del represso attraverso il ricorso all’ékphrasis, e come tenti di stemperare la portata perturbante della creazione di un doppio inanimato di Isotta risolvendola in una conclusione all’insegna del comico.

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Pubblicato
2013-06-03
Come citare
Murgia, G. (2013). Rappresentare il desiderio: la statua di Isotta nella <i>Tavola Ritonda</i&gt;. Between, 3(5). https://doi.org/10.13125/2039-6597/896