All’ombra dello schermo: appunti su cinema, omoerotismo e letteratura 1945-1980

  • Fabio Libasci
Parole chiave: desiderio, cinema, omosessualità, Pasolini, Barthes

Abstract

Il mio intervento propone di rileggere il rapporto che c’è tra il buio della sala e l’espressione dell’omoerotismo, financo la messa in scrittura di quelle ombre e di quei fantasmi che sembrano farsi carne solo all’interno di un cinematografo. Ne l’Amado mio di Pasolini il cinema “illumina” l’oggetto del desiderio e ne fascia però gli occhi; Gilda, con la divina Rita Haywarth che infiamma i ragazzi di Caorle diventa il viatico per comunicare un erotismo selvaggio, per illuminare quel basso ventre altrimenti destinato a rimanere all’ombra del linguaggio, indicibile. Al cinema a fingere è anzitutto lo spettatore, se esso è omosessuale. Finge il narratore, una libidine per l’attrice che è in realtà solo per gli altri spettatori. In Ombre Rosse, Piero Santi ci consegna cinque racconti morali sul cinema, tempio dell’oscurità e del silenzio, regno del bene e del male. Il cinema si fa luogo di scoperta, di paura, di realizzazione del desiderio e di morte. I protagonisti dei racconti sono e non sono al cinema; cercano i posti ai lati, dietro, cambiano sedia, scorrono la fila mentre le immagini gioiose o tristi scorrono sullo schermo. Se il cinema è il luogo ideale, perché immerso nell’oscurità e quindi anonimo, per desiderare e realizzare talvolta quel desiderio, questo luogo del desiderio aperto ma impronunciabile subisce una lenta ma inesorabile trasformazione fino alla sua fine. 

Prima però ha costituito per più di una generazione di omosessuali, nel vecchio come nel nuovo mondo, la casa e la fuga dal reale, la prossimità del desiderio e la rivincita sulla paura, la prossimità dei corpi al di là delle identità. Lo schermo, le luci bassissime, la garanzia dell’anonimato erano la condizione per vivere un omoerotismo altrimenti impossibile. Con il venir meno di quelle condizioni repressive e con la nascita di un mercato cinematografico dedicato all’omosessualità muore quel mondo di timore e tremore, di disponibilità dei corpi come ebbe a dire Roland Barthes in un articolo del 1975: «En sortant Du Cinéma». Il semiologo loda quel mondo, oramai alla fine, dove è possibile essere nel film e altrove, identificarsi nel desiderio e sciogliersi nell’anonimato di un godimento possibile se discreto, discreto se possibile…

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Come citare
Libasci, F. (1). All’ombra dello schermo: appunti su cinema, omoerotismo e letteratura 1945-1980. Between, 8(16). https://doi.org/10.13125/2039-6597/3602