Il silenzio delle api. L’universo femminile di Giuseppe Dessì
Abstract
Il tempo delle donne in Dessì è sempre un tempo di attesa, un’attesa che dalla gravidanza quella maternità, in atto o in potenza, che sovente caratterizza i suoi personaggi femminili si estende all’intero arco della vita. Un’attesa che è di pietra, come l’Isola. Allo stesso modo mestiere degli uomini è il ritorno, reale o metaforico, tentato o riuscito, vano o proficuo, da tutte le guerre della vita. Ritorno alla donna, alla madre che è la Sardegna, utero e avello delle loro esistenze. Tali attese, nella narrativa dessiana, vengono raccontate dai silenzi più che dalle parole. Dal silenzio ostinato e ingombrante di Mariangela Eca ne Il disertore preghiera e insieme attitu muto alla contrapposizione fra la comprensione afasica della bimba protagonista del testo breve La mano della bambina che pronuncia, in tutto il racconto, una sola parola e l’ottusità verbosa della madre (che sembra suggerire che per comprendere non sono necessarie parole ma empatia), fino all’inquadramento sociale de La serva degli asini, che ricomincia a esistere come persona solo quando viene affrancata dal silenzio delle donne di casa, arma che uccide più che spada e lingua.
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Riferimenti bibliografici
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