‘L’eterno apprendista’. La figura dell’intellettuale: visione retrospettiva e attualità in ‘presa diretta’
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‘L’eterno apprendista’. La figura dell’intellettuale: visione retrospettiva e attualità in ‘presa diretta’
Prima scadenza: 30 ottobre 2022 (pubblicazione a sportello e chiusura a dicembre 2022)
Seconda scadenza: 30 giugno 2023 (pubblicazione a sportello e chiusura a dicembre 2023)
«L’intellettuale è colui che si occupa di ciò che non lo riguarda. Non è uno specialista, che difende affari di clan o di partito, e neanche un tuttologo che si improvvisa esperto in ogni campo, ma è un eterno apprendista e come tutti gli eterni apprendisti deraglia da una disciplina all’altra, rischia molto spesso di prendere delle cantonate, ma altrettanto spesso rischia di vedere cose che sfuggono agli specialisti» (Jean Paul Sartre, Apologia degli intellettuali)
Tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, la figura dell’intellettuale va incontro ad un profondo processo di trasformazione e ridefinizione, tanto che il termine fa riferimento sia al classico uomo di lettere – sempre più incline, tuttavia, ad un ampliamento dei meccanismi di comunicazione e degli orizzonti di riferimento – sia a figure che esternano la loro arte pur non avendo una formazione o un bagaglio culturale strettamente letterario, con evidenti conseguenze per quanto concerne la percezione che il pubblico ha del suo ruolo. Una tale evoluzione è manifestamente connessa alle grandi trasformazioni che hanno interessato la realtà contemporanea e che portano (o dovrebbero portare) l’intellettuale a rivestire un ruolo di denuncia e di non allineamento, leggendo e interpretando in chiave critica, e spesso polemica, i cambiamenti della società e cercando di tradurli, dal punto di vista creativo, in un'ipotesi sul futuro prossimo a noi più calzante.
Saranno graditi (in particolare, ma non esclusivamente) contributi che andranno a sviluppare le seguenti direttrici:
- chi è l’intellettuale oggi e cosa resta della figura del passato;
- come funziona (se funziona) la sua figura in un mondo post ideologico, omologato, caratterizzato dalla destrutturazione della società, oggi definita ‘liquida’, e dei sistemi produttivi. Alla difficoltà di prendere posizione sembra corrispondere la mancanza di punti di riferimento ed una semplificazione e banalizzazione dei modi di comunicazione;
- le chiavi interpretative e le linee di sviluppo attuali erano già state comprese nel passato: cosa direbbero oggi gli intellettuali di un tempo?
Per i cento anni dalla nascita (2022; 2023)
Prevedo la spoliticizzazione completa dell’Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipa-zione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso… Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come (Pier Paolo Pasolini - Intervista a Luisella Re, “Stampa Sera” del 09.01.1975).
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio (Italo Calvino, epilogo de Le città invisibili)