Vedova, puttana e santa. Giuditta figura del desiderio (XVI, XVII e XVIII secolo)

  • Paola Cosentino
Parole chiave: Giuditta, Trasgressione femminile, Desiderio, Seduzione, Castrazione, Inganno mulìebre, Bellezza, Armida, Purezza, Fede senza titubanze, Virtù incontaminata

Abstract

Nota è la storia della biblica Giuditta, seduttrice e poi omicida per conto di Dio: il generale degli assiri, Oloferne, ha assediato Betulia e la bellissima vedova offre se stessa per salvare la città. Abbigliata con grande sfarzo, uscirà di notte dalle mura, raggiungerà l’accampamento nemico e, dopo aver conquistato l’ignaro comandante, lo ucciderà a tradimento durante il sonno. La pregnanza semantica di una figura come quella della betuliense è dunque particolarmente evidente: la «vedovetta» di petrarchesca memoria incarna, infatti, un prototipo eroico particolarmente complesso, poiché, se da un lato, esso evoca la vittoria del debole sul forte (secondo la vulgata tradizionale), dall’altro, diviene progressivamente emblema di forza e di trasgressione femminile contro la protervia maschile, ben rappresentata da quell’Oloferne che, vinto dall’ebbrezza e dalla concupiscenza, finirà sotto i micidiali colpi della sua spada. Giuditta, protagonista di una fabula di grande potenza narrativa, è dunque una perfetta figura del desiderio: elementi fondanti della storia sono Amore e Morte, seduzione e castrazione, inganno mulìebre, perpetrato grazie all’arte della parola, ed insipienza virile di fronte all’eccezionale bellezza della donna.

Nel percorso qui proposto, si evidenziano le profonde somiglianze esistenti fra il personaggio tassiano di Armida, emblema di seduzione entro il campo nemico, e quello biblico di Giuditta. Due “feticci”, due “oggetti” del desiderio maschile destinati ad interpretare la medesima parte (ma con esiti diversi, evidentemente). Lo sguardo si allarga poi all’Europa, con particolare attenzione alla produzione francese, riformata e cattolica (dal poema Judit del Du Bartas fino all’Holoferne. Tragédie sacrée extraite de l’histoire de Iudith dell’ecclesiastico Adrien d’Amboise), infine si analizza il rapporto fra parola e immagine all’interno della tragedia Iudit redatta dall’astigiano Della Valle, ove la nascita del desiderio (in Oloferne) coincide con la descrizione di una vestizione mulìebre rimasta celeberrima. La purezza, la fede senza titubanze, l’incontaminata virtù della vedova biblica saranno riprese, all’inizio del Settecento, dalla Betulia liberata di Metastasio, capace di creare un nuovo modello di eroina, che tuttavia non avrà eredi. Nei secoli della modernità, infatti, l’immagine di Giuditta si ergerà ad icona potente di femminilità castratrice e sarà quindi destinata a confondersi con il mito di Salomé, anche grazie a celebri interpretazioni freudiane a noi più vicine.

 

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Biografia autore

Paola Cosentino

Paola Cosentino si è occupata di tragedia cinquecentesca, partendo dalla rinascita del dramma ellenizzante (indagato in Cercando Melpomene. Esperimenti tragici nella Firenze di primo Cinquecento, Manziana, Vecchiarelli, 2003) per giungere alle più mature prove teatrali della fine del secolo. Ai testi poetici d’ambito toscano e agli scambi culturali franco-italiani del Rinascimento ha dedicato il volume intitolato Oltre le mura di Firenze. Percorsi lirici e tragici del Classicismo rinascimentale, (Manziana, Vecchiarelli 2008). Ha poi lavorato sulla trattatistica muliebre, sulla letteratura comica del Cinquecento e sulla produzione tragica di Federico Della Valle, cui è consacrato uno dei capitoli del volume Le virtù di Giuditta. Il tema biblico della “mulier fortis” nella letteratura del ‘500 e del ‘600 (Roma, Aracne, 2012). Ha curato, per l’Edizione Nazionale delle Opere di Niccolò Machiavelli, il Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua (contenuto in N. Machiavelli, Scritti in poesia e in prosa, Roma, Salerno Editrice, 2012). In ambito novecentesco ha scritto di Malerba, Banti, Viani, Slataper, Bassani, Luzi, Pea, Sovente.

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Pubblicato
2013-10-09
Come citare
Cosentino, P. (2013). Vedova, puttana e santa. Giuditta figura del desiderio (XVI, XVII e XVIII secolo). Between, 3(5). https://doi.org/10.13125/2039-6597/957