La funzione degli interstizi tra spazi pubblici e privati
Abstract
In questo saggio verrà affrontato in chiave teorica il tema degli interstizi, cioè degli elementi spazio-temporali che si collocano tra due mondi distinti. Il primo mondo è quello del lavoro declinato su varie tipologie di attività: può essere la fabbrica per gli operai, l’ufficio per gli impiegati, l’università per gli studenti, ma contempla anche i luoghi della cura e della detenzione: l’ospedale, il carcere e tutte le eterotopie foucaultiane che ospitano varie tipologie di persone con diversi livelli di controllo. Il secondo mondo corrisponde alla casa in cui abitiamo: è il mondo degli affetti privati, dell’intimità. Sono viceversa esempi di interstizi: gli spazi e gli esercizi pubblici come cinema, teatri, musei, bar, negozi, supermercati, parrucchieri, edicole, marciapiedi di strade e piazze, parchi urbani, stazioni ferroviarie e della metropolitana, ma anche i vuoti urbani. Gli interstizi possono corrispondere a luoghi di transito o consumo, possono costituire luoghi confidenziali, ma anche dell’improvvisazione legata all’avventura, oppure possono rappresentare contesti privilegiati di resistenza ai processi di globalizzazione. È soprattutto al flâneur che viene data la possibilità, oggi come ieri, di esplorarli e riflettere su di loro, interpretandoli e raccontandoli. Ma l’interstizio non è solo una riscoperta della città camminata, è altresì uno scavo nei luoghi privati più disparati, anche quelli della detenzione, dove nascondere i nostri segreti. L’interstizio è alla fine una ricerca su noi stessi, diviene dunque uno spaccato fondamentale per confermare o ricostruire la nostra identità.
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