La mimesis al servizio della giustizia nel film di Angelopoulos Anaparastassi

  • Paola Fallerini Università dell'Aquila
Parole chiave: Angelopoulos, Ricostruzione, Mimesis, Denuncia sociale, Mito

Abstract

Un uomo viene ucciso dalla moglie e dal suo amante in uno sperduto villaggio dell’Epiro. L’episodio, ispirato ad un fatto di cronaca, è l’espediente narrativo del primo lungometraggio di Theo Angelopoulos, Anaparastassi (Ricostruzione di un delitto, 1970), nel quale la ricostruzione delle dinamiche del delitto si traduce in una critica al sistema giudiziario che, concentrato soprattutto nella ricerca dei colpevoli, non tiene conto di situazioni di degrado economico sociale e morale.

Il film di Angelopoulos è stato girato durante la dittatura dei Colonnelli: in un clima di sopraffazione e censura il regista riesce a inserire all’interno della trama apparentemente innocua di un giallo-poliziesco una forte denuncia nei confronti del sistema sociale e politico.

La mimesis è qui intesa come ricostruzione del reale e come interpretazione, dove il traguardo della verità assoluta diventa una utopia che mette in discussione il sistema giudiziario stesso.

Si parte dall’assunto che il diritto e la legge hanno bisogno di una rappresentazione per poter esercitare la propria funzione: operano su una scena che non è mai la realtà, anche se reali sono gli effetti della funzione giudicatrice. Questo corto circuito tra realtà e rappresentazione nel sistema giudiziario viene analizzato da Angelopoulos ricorrendo anche ai temi del mito, del ritorno e dell’esilio, e affidandosi alla struttura narrativa del giallo, pur tradendone sistematicamente le regole: non c’è mistero dietro a questo delitto, lo spettatore viene accompagnato alla scoperta di meccanismi e leggi di portata universale, dove non sono le risposte che contano piuttosto la scoperta di nuovi interrogativi probabilmente senza soluzione. In questo film sono già presenti gli elementi stilistici che caratterizzeranno le opere successive del regista greco, primo tra tutti l’effetto di straniamento attraverso il quale è possibile risolvere la dicotomia tra realtà e rappresentazione.

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Biografia autore

Paola Fallerini, Università dell'Aquila

Paola Fallerini, ha studiato a Roma dove si laureata in storia e critica del cinema con una tesi sul cinema sperimentale e a L’Aquila dove ha conseguito il dottorato in Generi Letterari; si è dedicata negli ultimi anni al rapporto tra cinema e letteratura indagando soprattutto nell'area culturale neo-greca e tedesca.

Ha pubblicato:

“La formazione italiana di Dionysios Solomós”, L'Italia vista dagli altri, atti del convegno internazionale di italianistica, Ed. Roberto Russi, Firenze, Cesati, 2010: 203-218.  

“Dionysios Solomós: dall’isola di Zante la formazione del linguaggio poetico neogreco”, Between, I.1 (2011).

 

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Pubblicato
2012-05-30
Come citare
Fallerini, P. (2012). La mimesis al servizio della giustizia nel film di Angelopoulos <i>Anaparastassi</i&gt;. Between, 2(3). https://doi.org/10.13125/2039-6597/426
Sezione
Narrazioni sulla legge e nella legge