Frontiere, confini, limiti: e la geografia?
Abstract
“Geografico” è l’aggettivo che disegna non ciò che va concepito come contrapposto a “culturale” ma come il risultato dell’incontro, dell’esplorazione e delle traiettorie culturali che gli uomini stabiliscono e realizzano a contatto con la realtà terrestre e con la loro società. Lo storico Lucien Febvre, allievo e amico di Paul Vidal de La Blache, scriveva che «nessun problema è più importante, in geografia, di quello delle suddivisioni». Al concetto di “confine naturale” (che fino al ‘700 indica un elemento fisico dotato di maggiore visibilità e stabilità rispetto ad una qualsiasi opera dell’uomo) nel corso del XVIII sec. si sovrappone il problema della suddivisione, ossia dell’individuazione di un criterio per suddividere la superficie della terra in parti. Ora, poiché l’evidenza di ogni rappresentazione geografica è in realtà il prodotto di un meccanismo performativo autoreferenziale (Dematteis) che fa sì che noi contribuiamo con le nostre pratiche collettive ad attribuire un senso ed una funzione simbolica agli oggetti fisici, frontiere confini e limiti da questo punto di vista perdono la loro fissità e connotazione “naturale”, per assumere i diversi significati cognitivi, politici e simbolici che gli uomini elaborano.Downloads
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