Michele Cometa, Il Trionfo della morte di Palermo. Un’allegoria della modernità
Abstract
Quando, nel capitolo dedicato di Paura reverenza e terrore (Adelphi, 2015), Carlo Ginzburg afferma che «il successo di Guernica, che ha trasformato il quadro in un’icona, ne ha oscurato il significato» (164), lo storico muove dal contesto in cui il murale picassiano appare per la prima volta: l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1937, dominata dai padiglioni tedesco e sovietico, con quello spagnolo a commemorare, invece, un evento non certo minore – e neppure distante nel tempo da questa performance sovranazionale – della guerra civile.
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