La ferita inflitta sul corpo dalla Storia. Elsa Morante fra spiritualità occidentale e orientale
Abstract
La critica morantiana ha ormai documentato il fatto che Elsa Morante aveva una profonda conoscenza delle filosofie e delle tradizioni letterarie orientali, anche se ancora non esistono studi che approfondiscano specificamente gli esiti teorici e formali di tali letture nell’opera morantiana. Risulta altrettanto noto, a partire dalle riflessioni critiche di Garboli, il fatto che, negli anni Sessanta e Settanta, Elsa Morante fu profondamente suggestionata dalla lettura dei Cahiers di Simone Weil, il cui pensiero opera una sintesi dello spiritualismo orientale, soprattutto della tradizione indù, con la tradizione religiosa e filosofica occidentale. La tematica mistica weiliana dell’anima attraversata dalla grâce, dalla luce divina capace di sconfiggere la pesanteur, è, infatti, il risultato di una fusione delle dottrine cristiane dell’illuminazione divina — si pensi, ad esempio, alle esperienze di San Giovanni della Croce — con la mistica della luce delle tradizioni orientali. L’intenzione dell’intervento è quella di approfondire secondo quale interpretazione, grazie al tramite di Simone Weil, il tema dell’illuminazione mistica, fra spiritualità occidentale e orientale, venne ripreso dalla Morante nella riflessione fra gli anni Sessanta e Settanta e soprattutto nel romanzo La Storia. Secondo Simone Weil, l’esperienza del lasciarsi attraversare dalla luce divina è resa possibile dall’ordalia della croce, dalla sventura incolmabile che lacera l’anima e rende possibile il processo della “decreazione”. Non è priva di fondamento e di conseguenze interpretative l’ipotesi che il percorso filosofico di Simone Weil sia stato letto dalla Morante alla luce della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e della ferita da essa inflitta all’esistenza, per risarcire la quale è dato soltanto il processo spirituale della decreazione.
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Riferimenti bibliografici
Bibliografia
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