Soumission. Michel Houellebecq e la conversione alla letteratura
Abstract
«La Francia non è Michel Houellebecq, non è intolleranza, odio e paura», affermava il primo ministro Valls nel corso della prima intervista successiva agli attentati parigini. In quei giorni come recitavano i nostri status e le immagini dei profili dei nostri social network, eravamo tutti Charlie ma nessuno o in pochissimi al di fuori della Francia erano a conoscenza di cosa fosse “Charlie Hebdo” assurto improvvisamente a epitome universale della libertà d’espressione. E in pochissimi probabilmente avevano letto Houellebecq, pur rinnegandolo, per non ricadere dalla parte opposta della coscienza, ammansiti dalla consapevolezza provvisoria della possibilità netta di essere nel giusto. Era stata colpita al cuore quella Francia che ha inciso a fuoco la parola libertà nel DNA della propria storia e della propria identità. All’indomani degli attentati parigini, il testo di Houellebecq ha di fatto moltiplicato d’un colpo recensori e censori rimettendo in discussione il ruolo della letteratura come strumento d’interpretazione della contemporaneità.
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