Editoriale
Abstract
Fra i molti modi possibili di rendere omaggio a una pensatrice come Hannah Arendt, nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa, si è deciso di adottare una modalità inedita: un’intervista immaginaria. Tale scelta risponde al desiderio – più volte espresso nelle sue opere – di invitare i futuri lettori a cogliere la vitalità del suo pensiero, senza arrestarsi ai risultati conclusivi e scongiurando il rischio di imprigionare la sua filosofia entro formule sistematiche e rigide. Un modo per rimettere in discussione la natura dei concetti, lo sviluppo delle argomentazioni e la dinamica delle riflessioni arendtiane, spesso germinate in virtuosi scambi di opinioni durante gli incontri con i suoi amici – filosofi e poeti, storici e letterati – che affollavano la sua abitazione.
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