Being Adolescent Inmates in Juvenile Penal Institutions During the Pandemic
Reflections on the Loss of the Relational Dimension in the (Re)Educational Journey
Abstract
Durante il tempo della pandemia, uno dei contesti di vita che è passato sotto il silenzio collettivo è stato quello penitenziario. Il tempo della reclusione è un tempo dedicato alla rieducazione, alla possibilità di sviluppare conoscenze e competenze che possano offrire una nuova prospettiva con cui guardare il proprio ruolo nel mondo. Nell’età adolescenziale il carcere è una misura estrema che mira proprio a cercare di dare una risposta educativa e trasformativa, attraverso le attività culturali, artistiche, scolastiche. Un contatto con il mondo della formazione in senso ampio e della scuola più nello specifico, che permette agli adolescenti reclusi di entrare in dinamica con adulti significativi e di vivere processi di insegnamento-apprendimento di valore, soprattutto attraverso la relazione educativa e le competenze emotivo-affettive che la caratterizzano. Durante la pandemia questo delicato percorso rieducativo si è fermato e con esso tutte le diverse dimensioni relazionali, lasciando gli adolescenti in uno stato di deprivazione emotiva profonda e in uno stato di isolamento doloroso. Se ciò che è avvenuto non si può cambiare, può essere motivo di riflessione per rileggere il valore dell’affettività nelle relazioni e da qui ripartire per definire un nuovo modo di costruire le dinamiche educative.
Parole chiave: pandemia e isolamento in carcere, affettività nella relazione educativa, processi di insegnamento-apprendimento nel carcere minorile
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