Giuseppe e i suoi fratelli
Abstract
Nel suo saggio Giuseppe e i suoi fratelli. Per un’etica della fratellanza tra utopia e riscatto, Giovanna Costanzo intreccia una complessa riflessione attorno al concetto di fratellanza. È questo un concetto scivoloso da trattare nella nostra epoca sia per i suoi evidenti legami con la cristianità (che rendono problematico un suo ripensamento in ottica politica, laica) sia per un’ambiguità intrinseca al concetto stesso, il quale, a guardar bene, mostra due facce: la parola “fratellanza” può infatti, prima di essere intesa come un legame positivo di reciprocità, richiamare all’idea di un rapporto di affiliazione tra i pochi ed eletti membri di un gruppo (fratria massonica, mafiosa, o clan familiare), accezione, questa, che è senz’altro una degenerazione di tale concetto ma che tuttavia è attiva all’interno della nostra cultura.
L’autrice si mostra a più riprese ben consapevole dell’inospitalità del terreno sul quale la sua riflessione si innesta e tuttavia affronta i nodi problematici che le si presentano per restituirci infine un quadro articolato ed estremamente attuale delle possibilità intrinseche della “fratellanza”.
Muovendosi tra l’indagine del concetto in sé e le possibilità di una sua applicazione in politica, passando per le problematicità intrinseche ai rapporti tra fratelli nel privato e, in ottica più ampia, nel sociale, Giovanna Costanzo si appoggia alla storia biblica di Giuseppe e dei suoi fratelli, filtrata dalla sua rielaborazione da parte di Thomas Mann, per restituirci una riflessione che è una riflessione sul nostro tempo e sulle nostre prospettive, come individui e come “comunità”.
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