Call for Papers Vol 4, n. 2, dicembre 2020

Psicoanalisi ed Ermeneutica

Curatori invitati: Ignacio Iglesias Colillas (Psychoanalyst / PhD_University of Buenos Aires), Giuseppe Martini (Italian Psychoanalytic Society)

 Deadline: 28 Febbraio 2021

La psicoanalisi, non solo in quanto teoria ma soprattutto in quanto prassi terapeutica votata a lenire la sofferenza psichica, implica sempre la comprensione e la ricerca di senso. Per tali ragioni essa si iscrive di diritto all’interno del campo ermeneutico, sebbene costante sia la tensione che si istituisce con il campo del non ermeneutizzabile, che può fare riferimento ora al corpo ora agli affetti.

Sebbene l’ermeneutica sia una filosofia di stretta marca continentale, sono stati gli psicoanalisti nordamericani, soprattutto negli ultimi decenni del secolo scorso, i più interessati nei suoi confronti, trascurando tuttavia i filosofi attenti agli aspetti critici e metodici e tenendo poco presente la complessità dell’opera di altri. In particolare alla grande diffusione che ebbe Della Interpretazione, non si è accompagnata la conoscenza degli scritti successivi dedicati da Ricoeur alla psicoanalisi, certo meno sistematici, ma fortemente innovativi. In definitiva, parrebbe appropriato affermare che l’interesse per l’ermeneutica da parte della comunità psicoanalitica è stato subordinato ad alcuni equivoci, che hanno portato a privilegiarne una lettura relativista oppure a ridurla a una comprensione narrativa caratterizzata da coerenza e sistematicità e dunque antitetica alla tendenza dell’inconscio al caos e all’inachèvement.

Negli ultimi decenni le due discipline hanno tuttavia subito una profonda evoluzione che si è svolta in parallelo. Le nuove concezioni che si sono affacciate tanto nel campo dell’ermeneutica che della psicoanalisi non sono prive di analogie, tanto da far ipotizzare un influenzamento reciproco, per quanto indiretto. Si pensi ad esempio al tema della narrazione, paradigma dell’ermeneutica ricoeuriana degli anni Ottanta, ma anche della stessa psicoanalisi contemporanea, dopo che la crisi della metapsicologia ha prodotto in qualche modo un declino dell’interpretazione e del concetto di realtà psichica. Oppure si consideri il rilievo sempre crescente in campo psicoanalitico dell’inconscio non rimosso che ha rimesso in questione il primato della rappresentazione inconscia, raffrontabile con l’attenzione dell’ermeneutica per l’intraducibile. Parallelamente, come è cresciuta in campo psicoanalitico l’attenzione all’analista in quanto persona, al Sé e agli aspetti relazionali, così per l’ermeneutica è divenuta sempre più centrale la questione Sé-Altro, che condivide con la Fenomenologia. Tali aspetti lasciano bene intravedere la rilevanza di tale filosofia per le questioni di carattere etico che attraversano la clinica.

All’interno di un campo di riflessione così esteso e problematico, suggeriamo di individuare le seguenti aree tematiche e i seguenti interrogativi:

1. Simbolo e interpretazione: nell’una come nell’altra disciplina, l’interpretazione ha sempre una valenza simbolica; tuttavia in ambito analitico essa è anche strettamente correlata con gli affetti, con le pulsioni, con l’economia degli investimenti libidici, e infine con la metapsicologia. Da un punto di vista clinico l’interpretazione parrebbe strettamente vincolata alla finalità di ridurre la sofferenza psichica. D’altra parte il simbolo è stato assunto in psicoanalisi con significati assai difformi se non contrapposti, a partire dal valore che assume in Freud e Jung, per giungere poi alla Klein, Bion, etc. Si pongono allora i seguenti interrogativi: A) Come si articola l’interpretazione da un punto di vista clinico? B) Che relazione sussiste tra l’interpretazione della “realtà psichica” da parte della psicoanalisi e l’interpretazione della realtà da parte del paziente delirante? (cfr. il caso Schreber) C) come intendere l’interpretazione da un punto di vista ermeneutico?

2. Narrazione: altro termine essenziale tanto del vocabolario ermeneutico che psicoanalitico, la narrazione è stata spesso implicitamente contrapposta a interpretazione o ne ha comunque segnato la trasformazione/superamento. In ambito ermeneutico molto si è riflettuto, soprattutto grazie all’ultimo Ricoeur, sul rapporto tra storia e narrazione; la problematica peraltro è comparsa anche in ambito analitico grazie alla nota e molto discussa dicotomia tra “verità narrativa” e “verità storica”. Anche qui non mancano certo questioni intriganti: A) Quale il rapporto tra storia e narrazione in psicoanalisi? B) Che rapporto hanno psicoanalisi ed ermeneutica con la verità? E ancora: la verità è terapeutica? C) La narrazione clinica è una costruzione o una ricostruzione? In che rapporto si pone con la narrazione letteraria? E infine un ultimo interrogativo: D) Quale dei tre paradigmi che connotano il campo ermeneutico - interpretazione, narrazione, traduzione - meglio si addice alla psicoanalisi contemporanea:?

 3. Rapporto tra epistemologia e ermeneutica: tale questione, per lo meno dagli anni Cinquanta, è al centro del dibattito e delle contrapposizioni tra psicoanalisti. A) le due prospettive si possono integrare o sono mutuamente escludentisi? B) Come le neuroscienze intervengono a trasformare questo dibattito? C) possiamo parlare della psicoanalisi come di una scienza e, se sì, ciò comporta una competizione tra modelli destinata a far prevalere quello più efficace e con maggiori evidenze scientifiche, come in campo medico, oppure è piuttosto auspicabile la coesistenza di “molte psicoanalisi”, al pari di come nelle scienze umane coesistono, ad es., molte filosofie? D) Qual è la coerenza interna del discorso freudiano?

 4. La psicoanalisi vista dal punto di vista della filosofia ermeneutica: diversi filosofi hanno riflettuto in modo più o meno sistematico intorno all’ermeneutica: è inevitabile porre in cima all’elenco Paul Ricoeur, ma senz’altro di rilievo è anche l’apporto di Michel Henry, Jurgen Habermas, Deridda, né si può trascurare la critica spesso impietosa avanzata da Karl Jaspers, che tuttavia acquisisce nuova valenza e forse nuove potenzialità alla luce degli sviluppi della psicoanalisi post freudiana. Immediatamente sorge un duplice interrogativo: A) Cosa i filosofi hanno appreso dalla psicoanalisi? B) Cosa gli psicoanalisti hanno appreso dai filosofi; e inoltre C) Quale metodologia per un tale confronto?

 5. Differenze tra la prospettiva ermeneutica in psicoanalisi e la prospettiva ermeneutica in psichiatria fenomenologica: la presenza dell’ermeneutica in tali due discipline ha percorso itinerari differenti e inciso in modo molto diverso sull’esperienza clinica. D’altra parte anche la psichiatria psicodinamica, essendo a tutti gli effetti una psichiatria “comprensiva”, si è confrontata con l’ermeneutica e ha fatto proprie le parole essenziali del suo vocabolario: interpretazione, simbolo, narrazione, dialogo, alterità, etc. Si tratta di percorsi differenziati, magari contrapposti o che possono integrarsi e fecondarsi reciprocamente?

 6. La sfida dell’incomprensibile, dell’irrappresentabile e dell’intraducibile: molto bene si adatta alla psicoanalisi quanto ebbe a dire Hans Georg Gadamer nel corso di un congresso di psichiatria a proposito del suo rapporto con l’ermeneutica: sebbene ambedue le discipline siano votate alla comprensione, non è tanto questo che le contraddistingue, bensì il comune interesse per quanto sfugge alla comprensione. Ciò è ancor più vero visto l’attuale interesse della psicoanalisi per la dimensione più informe dell’inconscio, sede non di pensieri rimossi, bensì di sensazioni che non hanno ancora raggiunto la statuto della rappresentazione. Parallelamente alla rilevanza dell’irrappresentabile in psicoanalisi si è fatto strada l’interesse dell’ermeneutica per l’intraducibile e l’ammissione non solo di un intraducibile “di partenza”, ma anche “di arrivo” (Ricoeur). Questo discorso così attuale ha peraltro radici storiche lontane che rimandano all’ incomprensibile di Jaspers, categoria cardine tanto della sua filosofia quanto della sua psicopatologia. E allora: A) assistiamo a un declino della rappresentazione, categoria tradizionale tanto dell’ermeneutica quanto della psicoanalisi? B) che rapporto tra rappresentazione, interpretazione e simbolo? C) come si può articolare una possibile dialettica tra rappresentabile e irrappresentabile nella filosofia ermeneutica, nella teoria psicoanalitica e nella psicoanalisi clinica?

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