Daedaleia, Nurac, Oikeseis katagheioi? Alcune note sul riutilizzo dei nuraghi nelle aree interne della Sardegna
Abstract
L’elevato numero di nuraghi presenti in Sardegna caratterizza fortemente, oggi come in età antica, il paesaggio dell’isola; tuttavia poche fonti antiche fanno menzione di queste strutture e risultano vaghe e generiche, se non di dubbia attribuzione. I dati archeologici testimoniano un notevole riutilizzo in età repubblicana e soprattutto in età imperiale, ma non è ancora chiaro se il riutilizzo indichi una continuità di insediamento di comunità indigene o se sia dovuto ad un nuovo apporto di elementi allogeni romanizzati. Il presente contributo è una prima analisi delle attestazioni di riutilizzo in un’area campione corrispondente alla zona centro orientale della Sardegna, tradizionalmente indicata come sede delle Civitates Barbariae e refrattaria al processo di romanizzazione.
The large number of Nuraghi is a landmark of Sardinian landscape today like in ancient times; notwithstanding they are mentioned by few literary sources, unfortunately vague and generic, and sometimes doubtful. The archaeological data shows a considerable reuse of these monuments in Republican period and mainly during the Imperial age, although is not clear if this trend is related to a settlement continuity of local communities or it has to be considered as an evidence of the superimposition of new external Romanized inhabitants. This article is a preliminary analysis of reuse attestations in east-central Sardinia, an area also known as Barbaria, traditionally related to Civitates Barbariae, and considered refractory to romanization process.