From science to art and back again: the pendulum of an anthropologist

  • Tim Ingold University of Aberdeen, Regno Unito

Abstract

L’articolo guarda indietro quattro decenni di carriera da antropologo, iniziati con un orientamento fortemente sbilanciato verso le scienze naturali, per concludersi con un progetto che cerca di integrare l’antropologia con le pratiche artistiche, l’architettura e il design. È stato anche un periodo in cui la scienza è venuta perdendo sempre più il suo orientamento ecologico, mentre le arti lo hanno invece ulteriormente guadagnato. Nel tracciare il mio percorso di insegnamento e ricerca, mostro come sono mutati i punti di riferimento letterari, a partire da alcuni testi fondativi dell’ecologia umana e animale, ora per lo più dimenticati, attraverso tentativi di coniugare il sociale e l’ecologico ispirati al revival marxiano, fino alle scritture contemporanee sul post-umanesimo e la condizione dell’Antropocene. Era questa una scienza fondata sulla tacita meraviglia per la splendida bellezza del mondo naturale e in silenziosa gratitudine per ciò che ad esso dobbiamo per la nostra esistenza. La scienza odierna, tuttavia, ha mercificato la meraviglia e la gratitudine. Esse non guidano più le sue pratiche di ricerca, ma sono piuttosto invocate per pubblicizzarne i risultati. Finalità della scienza sono ormai la modellizzazione, la predizione e il controllo. Non è per questo motivo che ci volgiamo sempre più all’arte per riscoprire l’umiltà che la scienza ha perduto?

Pubblicato
2016-08-06
Come citare
Ingold, T. (2016) From science to art and back again: the pendulum of an anthropologist, Anuac, 5(1), pagg. 5-23. doi: 10.7340/anuac2239-625X-2237.
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