https://ojs.unica.it/index.php/abside/issue/feedABside2025-05-28T09:30:47+02:00Andrea PalaABside@unica.itOpen Journal Systems<p>ABside è una rivista internazionale, peer review e Open Access di Storia dell'Arte dell'Università degli Studi di Cagliari. È classificata come rivista scientifica per le Aree 10 e 8 dall’ANVUR (agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca). La rivista accetta contributi inediti in italiano, inglese, spagnolo e francese. Ha periodicità annuale in pubblicazione continua (PC), a partire dalla Call for Papers con chiusura del numero a fine anno solare.</p>https://ojs.unica.it/index.php/abside/article/view/6462L'Oratorio della Vergine d’Itria e l’architettura confraternale a Cagliari nel Seicento2025-03-29T16:34:24+01:00Elisa Alberta Bianchielisaa.bianchi@unica.it<p>Nel contesto della Controriforma, la Chiesa intraprese un processo di rinnovamento spirituale culminato nel rafforzamento di esperienze religiose comunitarie. Le confraternite divennero, nella Cagliari del Seicento, protagoniste di un rinnovamento sociale e religioso, generando importanti innovazioni anche in ambito architettonico. Tra il 1590 e il 1620, la città conobbe una rapida proliferazione di edifici religiosi che contribuirono a ridisegnare il tessuto urbano, soprattutto nei quartieri storici di Marina, Stampace e Villanova. L’oratorio della Vergine d’Itria, costruito a partire dal 1608, si inserisce in tale contesto come esempio paradigmatico della produzione confraternale nel contesto della Controriforma. La pianta ad aula unica, la centralità dell’altare e la semplicità formale degli spazi interni, riflettono l’intento della Chiesa di promuovere la purezza liturgica e spirituale, in linea con gli ordinamenti conciliari che favorivano la partecipazione attiva dei fedeli. La fabbrica dell’oratorio fu coordinata dai maestri Monserrato Marras e Giovanni Antonio Pinna che sapientemente intrecciarono la tradizione iberica con le nuove sensibilità estetiche classiciste creando un interessante connubio tra la sobrietà controriformista e l’affermarsi di nuove forme estetiche.</p>2025-03-19T00:00:00+01:00##submission.copyrightStatement##https://ojs.unica.it/index.php/abside/article/view/6401Il fascino della Campagna romana: iconografie fotografiche e scenari pittoreschi tra fine Ottocento e primo Novecento2025-05-06T10:26:30+02:00Edoardo Maggiedo5.maggi@gmail.com<p> </p> <p class="Didefault">Il presente articolo intende esaminare i principali temi e motivi figurativi che caratterizzarono la produzione fotografica relativa alla Campagna romana e alle bellezze paesistiche del Lazio negli anni a cavallo del 1900. Il territorio agreste laziale era dopotutto, almeno fin dai primi decenni dell’Ottocento, una delle mete privilegiate non solo degli artisti ma anche dei fotografi, sia professionisti che amatoriali, i quali lo esploravano in lungo e in largo alla ricerca dei luoghi più emblematici e dei caratteri più tipici per ricavarne suggestioni pastorali, vedute panoramiche, scorci naturalistici, impressioni atmosferiche e luministiche, studi dal vero di piante e animali o riferimenti visivi da fornire ai pittori. Partendo da una breve riflessione sulle interazioni tra pittura e fotografia e le loro influenze reciproche, con particolare riferimento ai vantaggi che l’utilizzo del mezzo riproduttivo poteva offrire agli artisti, il contributo affronta, senza l’ambizione di essere esaustivo ma con l’intento di proporre un’analisi sintetica e ragionata, alcuni degli aspetti più significativi della persistente fascinazione per le aree rurali nella tradizione culturale romana, soffermandosi sulle personalità-cardine e i soggetti ricorrenti in un costante confronto con la coeva pittura di paesaggio.</p>2025-05-05T00:00:00+02:00##submission.copyrightStatement##https://ojs.unica.it/index.php/abside/article/view/6569The Biennal of Dissent in Eastern European (1977). The controversial role of the Italian Communist Party in supporting the venetian cultural event2025-05-15T10:27:13+02:00Rita Pamela Ladoganaladogana@unica.it<p>This paper aims to retrace the events that fueled the heated debate regarding the difficult and controversial position by the Italian Communist Party during the <em>Biennal of Dissent</em> in 1977, a cultural event with international resonance that was strongly politically charged. The focus is the expression of dissent in the visual arts, offering reflections on the exhibition <em>The New Soviet Art: A Non-Official Perspective</em>. The most contested edition in the history of the Venetian institution since its foundation in 1895 was entirely dedicated to the theme of dissent in Eastern European countries and the Soviet Union. The aim was to retrace the long history of protest and opposition to political orthodoxy in the name of autonomy from party</p>2025-05-14T17:43:34+02:00##submission.copyrightStatement##https://ojs.unica.it/index.php/abside/article/view/6568Periferie esistenziali. L’innovazione artistica del flusso di coscienza2025-05-27T10:28:28+02:00Gianluigi Mangiapanegmangiapane@gmail.comValentina Santsantvalentina@gmail.com<p class="Riassunti"><span style="font-family: 'Palatino Linotype',serif;">Attraverso una collezione dell'Università di Torino, composta da opere realizzate da pazienti psichiatrici tra Ottocento e Novecento, si ripercorre la storia delle produzioni artistiche “manicomiali” che, da oggetto di interesse scientifico, divennero fonte di ispirazione per movimenti artistici e letterari del Novecento come il Surrealismo e il Modernismo, attratti dalla creatività dei “folli”. Hans Prinzhorn, con il volume Bildnerei der Geisteskranken edito nel 1922, influenzò personalità come André Breton e Jean Dubuffet: quest'ultimo coniò nel 1945 il termine Art Brut per descrivere l'arte spontanea dei marginali, riconosciuta oggi a livello internazionale. Questo patrimonio, spesso considerato “periferico”, nel tempo ha guadagnato riconoscimento grazie a curatori come Roger Cardinal e Bianca Tosatti; attualmente l'interesse per queste espressioni artistiche si riflette in manifestazioni mainstream come la Biennale di Venezia, che ha messo in luce artisti outsider, mostrando la rilevanza di queste opere nel contesto socio-politico e culturale contemporaneo.</span></p>2025-05-26T15:38:24+02:00##submission.copyrightStatement##https://ojs.unica.it/index.php/abside/article/view/6394L’abbaziale di Santa Maria di Fontelaurato: cronologia, architettura e inquadramento nell’ambito delle prime fondazioni florensi2025-05-28T09:30:47+02:00Rinaldo D'Alessandrorinaldo.dalessandro@uniroma1.it<p>Riassunto</p> <p>Il contributo affronta la fase medioevale dell’abbazia florense di Santa Maria di Fontelaurato, importante fondazione florense. Partendo dallo studio delle fonti documentarie si è potuto meglio specificare il periodo di costruzione del monastero. L’esame autoptico dell’edificio, inoltre, ha concorso in maniera decisiva al chiarimento di alcuni aspetti essenziali alla sua comprensione ed al suo inquadramento nella cultura architettonica del XIII secolo. Si sono dimostrati particolarmente rivelatori, a tale riguardo, l’esame dell’originaria funzione dei vani sopraelevati affaccianti mediante piccole finestre sulla crociera centrale e l’approfondimento dell’articolato sistema di illuminazione dell’area presbiteriale.</p> <p>Lo studio della chiesa e la ricostruzione della sua della morfologia medioevale, letti alla luce dei dati sulla sua cronologia, hanno consentito un confronto con le altre architetture dell’ordine florense. Si è così potuto specificare il ruolo assunto dalla fabbrica in oggetto. Essa, infatti, anche grazie alle più attuali acquisizioni sull’abbaziale di San Giovanni in Fiore, casa madre dell’ordine, non può più essere letta come l’adattamento del modello sangiovannese a un più modesto episodio fortemente condizionato da preesistenze, ma costituisce un importante precedente per il seriore cenobio.</p> <p> </p> <p>Abstract</p> <p>The paper addresses the medieval phase of the florians abbey of Santa Maria di Fontelaurato, an important florians foundation. By analyzing documentary sources, it has been possible to more precisely define the construction period of the monastery. The autoptic examination of the building has also contributed decisively to clarifying some essential aspects for its understanding and its placement within the architectural culture 13th-century. Particularly revealing in this regard have been the examination of the original function of the elevated spaces, which overlook the central crossing through small windows, and the reconstruction of the complex lighting system in the presbyterial area.</p> <p>The study of the church and the reconstruction of its medieval morphology, when considered alongside chronological data, have allowed for comparisons with other florians architectural works. This has led to a more precise understanding of the role played by this particular structure. Thanks to recent studies on the abbey of San Giovanni in Fiore, the motherhouse of the order, this structure can no longer be viewed simply as a modest adaptation of the San Giovanni model constrained by earlier structures. Instead, it emerges as an important architectural precursor for the later development of San Giovanni’s church.</p>2025-05-26T00:00:00+02:00##submission.copyrightStatement##https://ojs.unica.it/index.php/abside/article/view/6594Recensione a: M.B. Guerrieri Borsoi (a cura di), Le arti a Frascati dall’Antichità al Settecento, Roma, Edizioni Tored 2021, pp. 2242025-04-29T10:25:57+02:00Iacopo Benincampiiacopo.benincampi@uniroma1.it2025-04-29T00:00:00+02:00##submission.copyrightStatement##